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Assegno di Inclusione, è obbligatorio aggiornare la propria posizione: rischi di perdere il sussidio

Il governo in carica ha dichiarato guerra all’assistenzialismo e di conseguenza ha aumentato i controlli su chi ha fatto domanda di sussidio.

La strategia del governo Meloni è stata molto criticata dalle opposizioni che avevano appoggiato l’erogazione del reddito di cittadinanza a chi è rimasto senza lavoro e in povertà. Una misura da sempre discussa da parte di chi la interpreta come un favore nei confronti di chi non si adatta alle esigenze del mercato del lavoro. Da questo punto di vista, c’è il rischio che lo Stato subisca delle truffe, com’è risultato dalle indagini della Guardia di Finanza. Incoraggiando peraltro l’atteggiamento di chi preferisce il sussidio, teoricamente fino a un massimo di 780 euro, a un’occupazione non corrispondente ai suoi desideri.

Cosa sapere per l’assegno di inclusione – voltriweb.it

La strategia del centrodestra è del tutto opposta, tanto da cancellare il reddito di cittadinanza e le annesse politiche del lavoro, giudicate inefficaci. Il governo in carica si è limitato a concedere un piccolo sussidio di sopravvivenza, di poche centinaia di euro, chiamato Assegno di inclusione, a chi si trova in dimostrate condizioni di emergenza economica. E i controlli sono più frequenti, poiché è diventato obbligatorio presentarsi ogni 90 giorni ai servizi sociali o in alternativa ai patronati sindacali.

Assegno di inclusione: cosa sapere

Chi percepiva il reddito di cittadinanza non aveva questo obbligo ricorrente, esteso al nucleo familiare, e così la nuova norma ha generato molti dubbi. Non tutti, infatti, hanno ben compreso se devono presentarsi o no per un aggiornamento dei dati. La domanda di assegno di inclusione va innanzitutto compilata e firmata sul sito dell’Inps, sottoscrivendo il Patto di attivazione digitale. Quindi occorre presentarsi ai servizi sociali o a un patronato.

La disoccupazione colpisce anche il ceto medio – voltriweb.it

Chi non si fa vivo si vede revocare automaticamente il diritto al sussidio. Precisamente, però, chi deve presentarsi? La legge stabilisce che dopo il primo incontro sono tenuti ad aggiornare la propria posizione tutti coloro che beneficiano dell’assegno purché diversi dai soggetti attivabili al lavoro. Sono esclusi, invece, i familiari dai 18 ai 59 anni di età che non hanno limitazioni o vincoli tali da impedire l’immediato reimpiego. Questi soggetti non vengono neppure calcolati nella scala di equivalenza.

Non si può dunque ricevere un sussidio aumentato a favore di un familiare a carico che è in grado di lavorare. La circolare Inps 105/2023 è intervenuta provvidenzialmente a fornire un decisivo chiarimento. E ha stabilito che nel primo incontro va fatta sia la valutazione multidimensionale dei bisogni del nucleo familiare che la pianificazione del percorso di inclusione sociale e lavorativa. Percorso che riguarda tutti i familiari, anche quelli che possono lavorare.

La conseguenza è che tutti i maggiorenni del nucleo familiare che non lavorano, non studiano e non hanno carichi di cura sono tenuti a partecipare a tutte le attività formative previste e al progetto di inclusione sociale e lavorativa. Chi invece ha 60 anni o più, e non è inserito in percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, non ha obbligo di presentarsi ai servizi sociali o al patronato, ma può aderire a un percorso volontario di accompagnamento all’inserimento lavorativo.

Sono esclusi da questi obblighi anche i familiari che hanno carichi di cura che assistono un figlio che meno di tre anni. Oppure che hanno almeno tre figli minori o assistono un familiare disabile o non autosufficiente.

Paolo Zignani

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