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Sono le protesi del futuro, vengono guidate direttamente con il cervello

La tecnologia ha fatto un nuovo passo avanti verso il futuro con lo sviluppo della prima protesi per gamba comandata solamente dal pensiero.

Questa innovazione rappresenta una svolta significativa nel campo delle protesi, promettendo di restituire una mobilità quasi naturale a coloro che hanno subito l’amputazione di un arto.

Sono arrivate le protesi del futuro – Voltriweb.it

Quest’avanzamento tecnologico apre nuove frontiere nella riabilitazione fisica offrendo speranza a chiunque abbia perso un arto. La possibilità di controllare una protesi attraverso il pensiero elimina molti degli ostacoli fisici ed emotivi associati all’utilizzo delle attuali soluzioni prostetiche, avvicinando sempre più l’uomo alla conquista della piena integrazione tra corpo umano e tecnologia avanzata.

Un salto qualitativo nella vita dei pazienti

Grazie alla ricerca condotta negli Stati Uniti su sette persone amputate, è stato dimostrato come sia possibile muoversi in modo più agile e rapido mantenendo il pieno controllo dell’arto artificiale in diverse situazioni. Questa nuova tecnologia, frutto della collaborazione tra il Massachusetts Institute of Technology e il Brigham and Women’s Hospital, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Medicine.

Con la nuova protesi è possibile muoversi in modo più agile – Voltriweb.it

Il cuore dell’innovazione sta nell’utilizzo di un’interfaccia che collega direttamente la protesi al sistema nervoso del paziente. Ciò è reso possibile grazie a un particolare tipo di intervento chirurgico che ripristina la comunicazione tra i muscoli agonisti e antagonisti del moncone residuo. Questa procedura non solo permette ai pazienti di percepire la posizione dell’arto nello spazio, ma riduce anche sensibilmente dolore e atrofia muscolare post-amputazione.

I risultati ottenuti dai test condotti sui sette pazienti operati con questa nuova tecnica chirurgica sono stati confrontati con quelli ottenuti da individui sottoposti a tradizionali amputazioni sotto al ginocchio. Le prove includevano camminate su superfici piane e inclinate, salite e discese da scale ed evitamento di ostacoli. In tutte queste situazioni, la nuova gamba bionica ha consentito movimenti fino al 41% più veloci rispetto alle protesi tradizionali.

Uno degli aspetti più rivoluzionari riguarda la naturalezza dei movimenti: i partecipanti allo studio sono stati capaci di puntare le dita dei piedi verso l’alto mentre affrontavano scale o ostacoli, coordinando in maniera ottimale i movimenti dell’arto protesico con quelli dell’arto intatto. La capacità di rialzarsi da terra mostrata dai soggetti equipaggiati con la nuova gamba bionica era paragonabile a quella delle persone non amputate.

Federico Chiarenza

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